La settimana si è aperta con l’intesa granitica tra Pd, M5S, Fi e Lega Nord sulla legge elettorale. Dopo l’accelerazione politica, la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato velocemente il testo. Una sistema molto simile a quello tedesco.

Nei giorni successivi, però, la propulsione dell’accordo è andata via via scemando. Mercoledì la seduta alla Camera si è conclusa senza inciampi anche se, grazie ai voti segreti, la maggioranza è stata più volte sotto l’attacco dei cosiddetti franchi tiratori provenienti da tutti e quattro i partiti.

Nel frattempo il M5S è tornato a chiedere a gran voce l’inserimento del voto disgiunto, delle preferenze e di alcuni correttivi di governabilità. Poi Grillo ha annunciato l’intenzione di chiedere nuovamente agli iscritti del Movimento di esprimersi, con un voto on line, sul testo della legge elettorale prima del voto. Una decisione che ha determinato lo slittamento alla settimana prossima dell’approvazione della legge.

In serata è poi tornato a parlare Giorgio Napolitano: “Vedremo i risultati di questa grande intesa di quattro leader di partito che agiscono solo calcolando le proprie convenienze. È semplicemente abnorme che il giuoco e il patto extra-costituzionale sulla data del voto sia quasi diventato un corollario dell'accordo tra partiti sulla nuova legge elettorale”.

Parole condivise dall’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, ma anche dal ministro Carlo Calenda che in un duro intervento si è scagliato direttamente contro il voto anticipato ma soprattutto ha espresso forte preoccupazione per l’approvazione della prossima legge di bilancio.

Ma la seduta di giovedì mattina è stata fatale per la tenuta del patto granitico. Lo strappo si è verificato su un voto segreto su un emendamento a di Micaela Biancofiore, che mirava ad estendere il sistema elettorale al Trentino Alto Adige. La proposta era stata bocciata in Commissione, grazie anche ai voti di M5S, ma nonostante questo la modifica è stata approvata con 270 voti a favore e 256 contrari.

Sono seguiti momenti di fortissima confusione e accuse reciproche, ma a scatenare la bagarre c’è stata anche la pubblicazione dei risultati, in teoria segreti, sul tabellone dei voti. L’immagine ha svelato non solo il doppio gioco del M5S, che compattamente a votato a favore all’emendamento, ma anche i 59 i franchi tiratori assiepati tra i deputati di Pd, Fi, Lega e Svp.

Il quadro al termine della giornata è desolante. L’accordo sulla legge elettorale sembra saltato definitivamente, il dibattito di questi giorni sulla soglia di sbarramento al 5% ha di fatto mandato in frantumi la maggioranza viste le fortissime tensioni fra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Al contempo al Senato c’è ancora da approvare la manovra correttiva e come noto Mdp si è sfilata dall’appoggio al Governo e sicuramente farà pesare i suoi moltissimi senatori al momento della fiducia.

I Sondaggi della Settimana dal 3 al 9 giugno

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Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto EMG , complice il dibattito e l’intesa raggiunta sulla legge elettorale fra le quattro principali forze politiche (Pd, M5S, Fi e Lega), non ci sono cambiamenti significativi.

Il Partito Democratico ferma la sua caduta e, rispetto alla settimana scorsa, guadagna lo 0,2% portandosi al 27,6% delle intenzioni di voto. Si arresta la crescita il Movimento 5 Stelle che perde lo 0,1% attestandosi al 29,8%. Al momento i pentastellati sono ancora il primo partito e la distanza fra i due partiti al momento è stimata al 2,2%.

Rimane invariato il partito di Alfano, Alternativa Popolare, che è dato al 2,7%. Nell’area delle sinistre, torna a perdere consenso del Movimento Democratici Progressisti, dato al 2,9%, mentre rimane stabile Sinistra Italiana che raccoglie il 2,2% delle intenzioni di voto.

In casa del centro destra, Fratelli d’Italia è al 4,6%, aumenta di un decimo Forza Italia, che si attesta al 13,1%. Percentuale raggiunta anche dalla Lega Nord di Matteo Salvini. Un risultato importante ma non più così determinante come nei mesi scorsi. Se si andasse a votare con il modello tedesco non ci sarebbe più il bisogno strategico di organizzarsi in una coalizione e pertanto verrebbe meno, almeno nella fase preelettorale, la necessità di individuare il leader della coalizione dal momento che tutti i partiti si presenteranno da soli.

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Nel complesso, l’area di Governo raccoglie il 30,3% delle preferenze, ma questa settimana viene superata e staccata di 5 decimi dall’area di centro destra che raccoglie il 30,8%. Seguono il M5S al 29,8% e l’area di sinistra ferma al 5,1% ma comunque sopra, se unita, ad un eventuale soglia di sbarramento del 5%.

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Scarica la settimana politica dal 3 al 9 giugno 2017

Settimana Politica 3 - 9 giugno 2017

 



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