Continua la marcia trionfale del centrodestra nelle elezioni regionali. Come accaduto in Molise, Friuli Venezia - Giulia, Trentino - Alto Adige e Abruzzo, il candidato del polo di centrodestra, il senatore del Partito sardo d’azione Christian Solinas, vicino alla Lega, diventa Presidente di Regione superando di quasi 14 punti il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda espressione di una coalizione di centrosinistra. Nonostante gli exit poll delineassero una competizione punto a punto, in realtà, il risultato è stato netto e pressoché identito a quello abruzzese in cui il centrodestra ha guadagnato il 48% dei voti, mentre il centrosinistra ha conquistato circa il 32% dei voti. Il vero sconfitto di questa tornata elettorale, come accade spesso nelle elezioni subnazionali, è il Movimento 5 Stelle: il candidato, Francesco Desogus, raccoglie un misero 11%, un risultato molto negativo se paragonato al 42% delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.

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Il Centrodestra unito continua la sua marcia

Il centrodestra sardo si impone nettamente come la prima coalizione della regione: le undici liste a sostegno di Christian Solinas raggiungono la maggioranza assoluta dei consensi attestandosi quasi al 52%. Contrariamente alle voci della vigilia, la Lega di Salvini non ha cannibalizzato gli alleati risultando però il primo partito della coalizione e il secondo della Regione alla sua prima apparizione nell’arena elettorale regionale con l’11% dei suffragi. Infatti, i voti si sono distribuiti in modo omogeneo tra le varie liste, in quanto il Partito sardo d’azione ha ottenuto quasi il 10%, Forza Italia l’8%, Fdi il 4,72% e l’Udc poco meno del 4%. Buon risultato anche per le liste regionali: i Riformatori, di ispirazione cattolica e centristra hanno ottenuto il 5%, Sardegna20venti, guidatata dal consigliere regionale uscente di FI, Stefano Tunis, poco più del 4%.

Si conferma il bipolarismo a livello regionale: il Centrosinistra sfrutta l’effetto Zedda

Come testimoniato dai sondaggi delle ultime settimane, il centrosinistra sta lentamente riguadagnando terreno rispetto al catastrofico risultato delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo. Anche nelle elezioni sarde, si conferma come seconda forza regionale con il 30% dei voti, all’interno della quale il Partito democratico resta centrale con più del 13% dei voti attestandosi quale la forza politica più votata a livello regionale. Un discreto contributo è arrivato dalle liste civiche, anche se l’apporto maggiore è giunto dalle liste politiche come Liberi e Uguali (quasi il 4%) e Campo progressista (3%). La competitività della coalizione risiede nella grande capacità di Zedda di coagulare intorno a sé un consenso superiore a quello delle liste che lo hanno appoggiato (quasi il 3% in più), mentre non è accaduto a Solinas, che raccoglie circa il 4% di voti in meno rispetto alle liste della sua coalizione.

La sconfitta del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle cade ancora in un’elezione regionale. Come successo in Abruzzo, non solo non riesce a contendere la leadership al centrodestra, ma perde anche la seconda piazza a favore del candidato di centrosinistra. Francesco Desogus totalizza poco più dell’11% dei voti, mentre la lista pentastellata non va oltre il 9% dei consensi. Un risultato in netta controtendenza rispetto al 42% delle scorse Politiche. Da quanto emerge dai flussi elettorali analizzati dal CISE, a Sassari, gli elettori che nel 2018 avevano votato M5S, in questa tornata elettorale solo in minima parte hanno riconfermato il loro volto, mentre la maggioranza si è divisa più o meno equamente tra Lega, altri partiti di centrodestra, Zedda e non voto.

I voti ai candidati Presidente

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L’attuale sistema elettorale regionale è stato approvato nel 2013 ed è già stato usato nelle Regionali del 2014. Il territorio regionale è stato diviso in otto circoscrizioni: Cagliari, che elegge 20 consiglieri, Carbonia-Iglesias (4), Medio Campidano (3), Nuoro (6), Ogliastra (2), Olbia-Tempio (6), Oristano (6) e Sassari (12). È eletto governatore il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti nel collegio unico regionale. In base alla percentuale di preferenze ottenute dal candidato presidente vittorioso, le liste a lui collegate ottengono un premio di maggioranza. Se ottiene tra il 25% e il 40% dei voti, le relative liste ottengono la maggioranza dei seggi del Consiglio regionale pari al 55%. Nel caso in cui il candidato ottenga il 40%, la percentuale dei seggi sarà pari al 60%. Non viene assegnato un premio di maggioranza nel caso in cui in cui nessun candidato ottenga il 25% dei voti (oppure un candidato superi il 60%). La soglia di sbarramento è del 10% per le coalizioni e del 5% per le liste non coalizzate, mentre non è previsto uno sbarramento per le liste di una coalizione che supera la soglia. Inoltre la legge elettorale prevede la possibilità di un voto disgiunto e doppia preferenza di genere.

La composizione del Consiglio Regionale

Nonostante i ritardi nella proclamazione degli eletti, il nuovo consiglio regionale sardo sarà composto da circa il doppio delle donne presenti nella scorsa Legislatura. Dal punto di vista geografico, il Consiglio Regionale sarà composto da 20 consiglieri eletti a Cagliari, 12 a Sassari, 6 a Nuoro, Oristano e Olbia Tempio, 4 a Carbonia Iglesias, 3 nel Medio Campidano e 2 in Ogliastra. Il neoeletto Presidente Solinas godrà di una cospicua maggioranza pari a 36 consiglieri, mentre le opposizioni potranno contare su 24 consiglieri.

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In un consiglio regionale estremamente frammentato, la maggioranza di centrodestra uscita dalle elezioni regionali comprende, 8 eletti nelle file leghiste (il gruppo più numeroso ex aequo con il Pd), 7 nel partito sardo azionista e 6 in Forza Italia. Il quarto gruppo più numeroso nella maggioranza è Fratelli d’Italia (4) seguito da Riformatori, Udc e Sardegna20Venti con 3 membri ciascuno. Entrano in consiglio regionale con un consigliere a testa anche gli autonomisti di Fortza Paris e Sardegna Civica. Per quanto riguarda le opposizioni, Massimo Zedda guida una pattuglia di 18 consiglieri tra speciale_elezioni_sardegna_nomos_4.pngcui 8 dem, 2 pisapiani di Campo progressista e 2 eletti con Liberi e uguali. Chiudono il cerchio, gli eletti civici di Futuro in comune (2), Noi la Sardegna (2) e Sardegna in comune (2). Il Movimento 5 Stelle, che anche questa volta ha scelto di concorrere senza stringere alcuna alleanza, ha eletto 6 consiglieri, entrando per la prima volta (come la Lega) nel consiglio regionale sardo. Il M5S è comunque il terzo gruppo più rappresentato in aula.

Il Commento di Nomos

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La vittoria del “leghista” Solinas ha riportato il centrodestra al governo della regione dopo il quinquennio di Pigliaru (PD) confermando la tradizionale alternanza al governo regionale. Alla luce dell’ottimo risultato della coalizione, FI e Fdi sottolineano come l’unità del centrodestra sia un valore apprezzato dagli elettori e scommettono sull’imminente caduta del governo. Da par suo, Matteo Salvini, pur esultando per la vittoria, ha preferito sottolineare la sconfitta del centrosinistra senza puntare l’attenzione sul risultato negativo del M5S, confermando l’assenza di pericoli per l’attuale maggioranza di governo. Luigi Di Maio si trova nella situazione più precaria in quanto all’interno del M5S piovono critiche molto dure dopo le ripetute sconfitte elettorali. Il piano d’azione dei vertici pentastelati punterebbe sulla costituzione di una squadra nazionale suddivisa per temi e di referenti regionali, prima ancora dell'apertura alle liste civiche e alla cancellazione del vincolo dei due mandati a livello amministrativo. Un dato interessante da notare è il progressivo spostarsi a destra delle varie regioni italiane: c’è chi ipotizza che anche in territori storicamente “rossi” come Basilicata ed Emilia Romagna, che andranno alle urne entro la fine dell’anno, o come la Calabria, il centrodestra potrebbe avere molte chance di vittoria.

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